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Poste sbarca in Borsa: è vero affare?

C'è tempo fino al 22 ottobre per aderire all'Ipo di Poste Italiane, che debutterà a Piazza Affari il 26 ottobre. Un collocamento che punta non solo agli investitori istituzionali, ma anche ai piccoli risparmiatori. Si tratta di un'offerta conveniente? Proviamo a capirlo guardando ai principali indicatori.

Offerta già coperta
Poste è un colosso che fattura 29 miliardi di euro, con un utile netto che nel 2014 si è attestato a quota 212 milioni di euro. Il tradizionale business postale nel tempo è stato affiancato da quello assicurativo, della monetica, del risparmio e dall'offerta nel campo della telefonia. L'obiettivo è di raggiungere (e se possibie superare) i 30 miliardi di ricavi nel 2019, aumentando la profittabilità, sviluppando in particolare la raccolta di risparmio e l'offerta assicurativa, puntando su previdenza, salute e casa.
A Piazza Affari sarà collocato fino al 38,2% del capitale per un incasso dello Stato compreso (dipenderà dal prezzo finale dell'offerta) tra 2,9 e 3,7 miliardi di euro. Secondo rumors di mercato, l'offerta minima
sarebbe già stata scoperta il 13 ottobre, a dimostrazione di un grande interesse per l'operazione.

Alla conquista dei Poste peopole
Come già accennato, l'obiettivo è di conquistare anche i piccoli risparmiatori. Per questo è previsto che, almeno nei primi anni, verranno distribuiti tramite dividendo l'80% degli utili, con l'attesa di un rendimento intorno al 5%. Inoltre, è stata istituita una bonus share, che prevede l'assegnazione tra un anno di un'azione gratis ogni 20 titoli che sottoscriveranno in Ipo. Chiaro, dunque, l'intento di puntare su un nocciolo di investitori fedeli per stabilizzare le quotazioni ed evitare eccessive escursioni.
Il lotto minimo è di 500 azioni, per un esborso compreso tra 3.000 e 3.750 euro.

Pro e contro
Trattandosi del più grande collocamento europeo per l'anno in corso, l'operazione viene seguita con grande attenzione dagli addetti ai lavori. Il giudizio delle agenzie di rating è tendenzialmente positivo, alla luce del prezzo proposto, della promessa remunerazione per i soci  e della riconosciuta qualità del management. E' pur vero, comunque, che in merito al piano industriali vi sono solo indicazioni qualitative, che andranno poi testate in concreto. Anche alla luce di un contesto economico che potrebbe riservare
delle incognite nei trimestri a venire.